Cittadini, consiglieri e deputati. Tutti, oggi, hanno ribadito la propria contrarietà alla costruzione del termovalorizzatore in città. Il comitato spontaneo, che ha già avviato una raccolta firme, ha ribadito che la Regione deve utilizzare altre strategie sui rifiuti, seguendo le normative vigenti, puntando a limitare gli impatti sull’ambiente e la salute. La città, secondo l’organizzazione, ha già pagato in termini di inquinamento e morte. Il comitato non si è lasciato convincere neanche dalle rassicurazioni dei rappresentanti di due aziende coinvolte nel progetto, che in aula sono tornati a spiegare che non so tratta di un termovalorizzatore (Musumeci al momento dell’annuncio lo ha definito così) ma di un impianto altamente tecnologico, capace di trasformare i rifiuti in energia grazie alla chimica e di offrire occupazione. Nessun elemento di novità, dunque, rispetto a quanto già conosciuto sull’argomento. Per questo anche la politica ha ribadito la propria contrarietà. Dal deputato regionale Peppe Arancio, che ha fatto accesso agli atti alla regione e che ha notato delle contraddizioni sul progetto, al senatore Pietro Lorefice. Ci sono dei punti oscuri ancora da chiarire, come le aree in cui dovrebbe sorgere l’impianto, sottoposti a vincolo o la strategicità geografica forse poco adatta a servire la Sicilia Occidentale. Anche i deputati Nuccio di Paola e Ketty Damante hanno ribadito il proprio no davanti ad una scelta calata dall’alto senza il coinvolgimento della cittadinanza e del consiglio comunale. Compatti anche la gran parte dei consiglieri comunali. Il no, corale, è arrivato dal M5S, Rinnova, Una Buona Idea, Forza Italia, Un’altra Gela. Qualcuno, come Totò Scerra, ha aperto alla possibilità di valutare bene ogni aspetto. Ancora una volta però in aula mancavano gli esponenti del governo regionale. Alla fine è passato un atto di indirizzo. Greco dovrà creare un tavolo di confronto tecnico e politico.